用共融之信攻击异己?
--陈日君枢机
面对《30天》二○○九年十二月那份杂志上Gianni Valente对我的批评,我祇指出了那些不符合事实的错误。其实我有很多理由该批评他的文章,例如《天主教在线》网站极有专业水平地访问了安树新主教,并在得到他过目并同意后才公布了,Gianni Valente却形容那访问像是“警察审问”一样。
Gianni Valente又写文章了,这次我不能不表示我的强烈谴责。他的文章里满是偏见,高傲的判断,并严重曲解了教廷的,甚至可说教宗的,信件的原意。
看了他文章的题目<共融之信>,本以为他会高兴地表示欣赏教廷公正地解决了一个痛苦的案件,并鼓励各方面重建那长期破碎了的和谐。
但我在那文章里见到的却是他固执坚持自己的偏见,更使我担心的是:他错误的解释能误导许多人,非常危险。
我知道我在作出严重的批判,读者当然可以批判我的批判。
(1) 那些批评安主教的神父(不论他们对或不对),他们并不批评他从地下到了地上,而是“怎样”到了地上。我不认识那些神父,他们在分裂后所做的很多事情我绝对不敢赞同;但是谁对一个像保定教区的成员的心态就算祇有一点儿的了解,也不会否认那些神父见到监狱出来的辅理主教和地上非法主教共祭真不容易了解。当他们问教廷解释时,传信部的一位文书回答说不必解释,其实该是相当容易解释的,这次教廷国务卿的信内不是成功解释了吗?传信部的二○○九年十一月的公告说圣座没有写信向安主教施压力要他公开,但传信部没有否认以某种方式鼓励他公开,甚至批准他与非法主教共祭。他们又把他提升为助理主教,在二○○八年的信里更毫无保留的赞同他一切所为(当然也包括那共祭)。
(2) Gianni Valente说安主教选择了从地下上来,“一面忠于教宗,一面尊重政府的做法和约束,去执行他的牧职”。
当然这是他的善意,但教宗在二○○七年的牧函里说:“差不多常常政府的一些要求,是我们良心不能接受的(如和非法主教共祭,参与和教会本质不合的机构)。
(3) Gianni Valente 说“在国务卿的信中……虽然安主教在爱国会内任职,教宗仍肯定他是保定主教的职权”。但这不是说教宗肯定这情形正常。信中很清楚说“这决定(参与爱国会)本该避免”,也就是说“是错误的”,所以别人也不该这样做。
教宗没有叫安主教申明退出爱国会是一个妥协的办法,为某些理由作出的妥协,正与教宗没有命令那些地上的主教们退出爱国会,其目的当然是希望他们从那不正常的处境争取正常化。那末教宗为什么不叫安主教退出爱国会呢?我以为不难明白,是为了避免政府以为安主教玩弄他们,恼羞成怒,而作出一些不理性的报复(如推出一批非法主教)。Gianni Valente不是傻瓜,他应该明白这事的。其实这也该说是“将错就错”。
(4) 对信中这关键的段落Gianni Valente 却落墨不多。例如“你最好不要主动放弃……”是什么意思?我以为意思是“如果政府逼你要作出选择,那末你也祇能被动地回到地下了”。Gianni Valente故意避免解释。
(5) 在Gianni Valente的意文译文(英文是正式版本)有些问题。译文说:“最好不要主动放弃……为的是陪随及领导……”,这不准确,原文是“最好不要主动放弃……且(却)要(回去)陪随及领导……”。前后两句是平行的,后句不是前句的附属句。
(6) Gianni Valente说这封信祇是示范怎样“执行一些普遍原则”。这样说法未免把事情太简化了,这里有人行了一段冤枉路,而教宗作了极大的努力,保全了真理和爱心之间的平衡,把弯曲的扭直了。
当教宗说个别的主教有责任作出那极困难的决定时,当然指的是按上面的原则作出决定。安主教接受爱国会内的职份的决定不祇是“有磋商余地”,而是错误的,虽然安主教主观的动机是教会的益处。教宗坚信他的忠诚,宽恕他的错误,再肯定了他的主教职权。
(7) 有人说安主教作出的决定是因为他害怕而投降,这样说法当然非常不公道,但国务卿的信固然申明了那决定已越出了教宗牧函内的指示而本该避免,别人也不该再犯这类错误。
(8) 关于说“教廷要大家跟随安主教”也容易造成误会。要大家跟他进入地上团体吗?看来不是,上述(第5点)那段话说:“安主教要(回去)陪随地上和地下的神父们”,看来“地下神父”是指那些还留在地下状态的神父。
(9) 关于Gianni Valente一网打尽地说“批评主教的都是一些因固执己见而树立党派的人……”我真不敢苟同,愿主宽恕他。
(10) 至于他说“那些不需要的外来压力”看来是暗指本人了,我倒并不介意,如果从外面我们能帮助两方彼此了解、尊重,帮助他们在真理及爱德中重归于好,那么我们真有福了,“缔造和平的人是有福的”。
二○一○年三月二十六日
转载自《亚洲新闻》
《30天杂志》发表的所谓《罗马给保定的共融之信》
Litterae communionis tra Roma e Baoding
Una lettera del cardinale Tarcisio Bertone rende note le indicazioni e i suggerimenti del Papa riguardo il caso di Francesco An Shuxin, il vescovo coadiutore di Baoding accusato di tradimento da alcuni sacerdoti della sua diocesi per aver deciso di uscire dalla condizione di clandestinità. Benedetto XVI invita tutti a camminare sulla via della riconciliazione. E intanto conferma monsignor An alla guida della diocesi. Anche se il vescovo ha accettato un incarico nella locale Associazione patriottica dei cattolici cinesi, strumento della politica religiosa del governo
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di Gianni Valente
Quando sorgono liti e questioni tra i figli della Chiesa, accade spesso che tutti rivolgano il loro sguardo al vescovo di Roma, anche se è fisicamente lontano. Magari cercano soltanto il verdetto del giudice imparziale, che sappia dividere torti e ragioni secondo giustizia, e invece capita loro di trovare anche qualcosa di meglio.
È successo di recente anche ai sacerdoti, ai religiosi e ai fedeli laici della comunità cattolica cinese di Baoding, nella provincia dell’Hebei.
Lì, da qualche anno, i cuori si dividevano intorno al caso di Francesco An Shuxin, il vescovo ordinato clandestinamente (cioè senza il placet della politica religiosa del regime cinese) che dal 2006, dopo dieci anni di detenzione e isolamento, ha scelto di uscire dalla condizione di clandestinità ed esercitare il proprio ministero pastorale in fedeltà al Papa e anche nel rispetto delle procedure e dei vincoli imposti dal governo. Il tutto mentre l’altro vescovo “clandestino” Giacomo Su Zhimin, primo titolare della diocesi, risulta a tutt’oggi inavvicinabile, dopo essere stato prelevato dagli apparati di polizia nel 1996.
Fin dall’inizio, una parte dei sacerdoti dell’area clandestina aveva considerato la decisione del vescovo An alla stregua di un voltafaccia, arrivando a mettere in dubbio la legittimità della sua autorità episcopale. Le polemiche e i rinfacci hanno toccato la fase più virulenta nella seconda metà del 2009, quando gli oppositori di monsignor An hanno pubblicizzato come una prova del presunto “tradimento” la sua disponibilità ad accettare un incarico nelle strutture diocesane dell’Associazione patriottica.
Nel montare della controversia, alla comunità cattolica dell’Hebei sono arrivati a più riprese indicazioni e suggerimenti provenienti dalla Sede apostolica, sempre volti ad arginare il contagio velenoso della lacerazione e del dubbio. L’ultimo, più recente e più autorevole invito alla riconciliazione è venuto dal Papa: una lettera inviata dal Vaticano alla diocesi di Baoding con cui Benedetto XVI conferma l’autorità episcopale di Francesco An e auspica che tutti i sacerdoti diocesani la riconoscano, nonostante l’incarico assunto dal vescovo nell’Associazione patriottica.
«Caro fratello vescovo»
La lettera, scritta per conto del Papa dal segretario di Stato Tarcisio Bertone, porta la data del 10 febbraio 2010 e il numero di protocollo 696/10/RS. Si tratta di una risposta alla missiva inviata a Benedetto XVI dallo stesso Francesco An il 12 novembre 2009, con la quale il vescovo aveva sottoposto il suo caso al Papa chiedendogli indicazioni concrete sul da farsi. Nelle prime righe Bertone riferisce l’apprezzamento del Papa per i «sentimenti di fedeltà a Cristo e alla Chiesa e la devozione filiale al successore di Pietro» espressi dal vescovo An nella sua lettera. Poi, di seguito, vengono trasmesse le indicazioni papali in merito alle vicende tormentate della diocesi.
Benedetto XVI, attraverso Bertone, rende nota la «grande attenzione» con cui segue la vita della Chiesa in Cina, con riguardo specifico per le comunità diocesane «che vivono in situazioni particolarmente difficili». Il Papa si dice «spiritualmente vicino» al vescovo An e invia una benedizione speciale al vescovo Su Zhimin (citato ben tre volte nel nuovo messaggio papale), del quale si ricorda la condizione di segregazione che gli impedisce di esercitare il proprio ministero episcopale a vantaggio del popolo affidato alla sua cura pastorale.
Nella parte centrale, la lettera si sofferma direttamente sulle scelte del vescovo An che più hanno suscitato contestatazioni da una parte del clero della diocesi, e con parole inequivocabili scioglie i nodi ancora irrisolti.
Uno dei principali capi d'accusa mossi verso An era stata la sua scelta di concelebrare una messa insieme a Giovanni Su Changshan, vescovo “ufficiale” di Baoding, riconosciuto tale dal governo ma non dalla Sede apostolica. Riguardo a quell’episodio, la lettera afferma che «adesso ognuno è in grado di sapere che ciò avvenne perché sua eccellenza era consapevole che il vescovo Su Changshan desiderava ardentemente e aveva richiesto con insistenza la piena comunione con il Santo Padre». Si accenna anche alle lettere inviate da Su Changshan alla Santa Sede con le quali – si spiega – il vescovo illegittimo assicurava che la sua ordinazione episcopale senza mandato apostolico era avvenuta contro la sua volontà, e raccontava la sua afflizione per la condizione in cui si era venuto a trovare. «Questo caso», fa sapere il segretario di Stato a nome del Papa, «si deve considerare chiuso».
Di seguito, la lettera pontificia tocca il punto dolente del ruolo di vicepresidente dell’Associazione patriottica diocesana che il vescovo An ha accettato di assumere. Con una sfumatura non irrilevante, il testo non cita alcuna «iscrizione» di An all’organismo patriottico, visto che il vescovo si è limitato ad accettare verbalmente l’incarico che gli era stato proposto. Nel messaggio arrivato da Roma si fa sapere che le questioni e le difficoltà «delicate e complesse» suscitate da tale vicenda sono note alla Santa Sede. Le linee-guida fornite dal testo inviato dal Vaticano sono chiare e concrete: «Nella vostra specifica situazione», scrive Bertone a nome del Papa, «una simile decisione si sarebbe dovuta evitare. Nondimeno, nelle circostanze presenti sembra preferibile che sua eccellenza non rinunci di propria iniziativa alla possibilità che lei attualmente ha di agire in forma ufficiale per accompagnare e guidare tutti i vostri preti, sia ufficiali che clandestini». Nella lettera inviata dal Vaticano si assicura che la Sede apostolica continuerà a seguire la situazione di Baoding, e davanti a ulteriori sviluppi significativi non farà mancare al vescovo An criteri pratici di orientamento. «Nel frattempo», si raccomanda nell’epistola, con un accenno implicitamente rivolto all’intera diocesi dell’Hebei, «la Santa Sede conta sull’obbedienza che tutto il clero di Baoding deve a lei, in assenza del vescovo Su Zhimin». Nella parte finale della lettera, il cardinale Bertone chiede di rendere note alla comunità cattolica di Baoding le indicazioni giunte dal Papa, «nel modo che voi considerate più opportuno». Per questo, dalla seconda settimana di marzo, la versione integrale del testo è apparsa in cinese e in inglese sul sito web della diocesi.
Né vincitori né vinti
Con i suggerimenti e le indicazioni contenuti nella lettera del 10 febbraio al vescovo e alla diocesi di Baoding, si sono applicate a quel caso specifico – divenuto emblematico e rilevante per tutta la Cina – alcuni dei criteri guida che Benedetto XVI aveva esposto nella Lettera ai cattolici cinesi del maggio 2007.
In quel documento magisteriale si riconosceva che le procedure per il riconoscimento delle comunità locali da parte delle autorità civili – necessario per operare pubblicamente – possono comportare scelte difficili e controverse per la coscienza dei cattolici, essendo ancora gestite da quegli organismi “patriottici” ispirati dal Partito ed estranei alla struttura della Chiesa che pure pretendono di esercitare un ruolo-guida nella vita della compagine ecclesiale. Per questo, nei singoli casi concreti, e «dopo avere riaffermato i principi», si lasciavano le decisioni operative «al singolo vescovo che, sentito il suo presbiterio, è meglio in grado di conoscere la situazione locale, di soppesare le concrete possibilità di scelta e di valutare le eventuali conseguenze all'interno della comunità diocesana» (Lettera di Benedetto XVI ai vescovi, ai presbiteri, alle persone consacrate e ai fedeli laici della Chiesa cattolica nella Repubblica Popolare Cinese, cap. 7). Il Papa aveva messo anche in conto che le scelte opinabili del singolo vescovo potessero non trovare il consenso di tutti i sacerdoti e i fedeli. In tal caso, si augurava che tali decisioni fossero comunque accolte, «anche se con sofferenza», per mantenere l’unità della comunità diocesana col proprio pastore.
Proprio il dato controverso dei rapporti del vescovo An con l’Associazione patriottica dà occasione anche alla Santa Sede di attenersi agli orientamenti esposti dal Papa stesso nella Lettera del maggio 2007. Nella complessa situazione pastorale di Baoding il coinvolgimento diretto del vescovo nell’organismo patriottico ha riacceso il malessere e le contestazioni tra quei preti e fedeli clandestini che già criticavano la sua scelta di uscire dalla condizione di clandestinità, e nella lettera del 10 febbraio c’è scritto che tale coinvolgimento «si sarebbe dovuto evitare». Ma una volta che il vescovo ha deciso di accettare la carica di vicepresidente dell’Associazione patriottica diocesana, la Sede apostolica prende atto della sua decisione e non gli chiede di tornare indietro. La «presenza» del vescovo An negli organismi patriottici non delegittima la sua autorità episcopale agli occhi della Santa Sede. Non vengono sollevate artificiose contrapposizioni dialettiche tra i principi dottrinali e quelle scelte pastorali che qualcuno si ostina a presentare come codarde e riprovevoli forme di cedimento rispetto alle illegittime pretese del regime. Piuttosto, nella lettera stesa da Bertone a nome del Papa si suggerisce ad An di non uscire di propria iniziativa dalla condizione in cui si è messo, che ora gli consente di esercitare pubblicamente il suo ruolo di guida e di accompagnatore per tutti i preti della diocesi, «sia ufficiali che clandestini».
Con le suddette indicazioni, si fa intravedere a tutti la potenziale efficacia e congruità pastorale dei criteri esposti nella Lettera ai cattolici cinesi del 2007, quando essi vengono applicati operativamente alle condizioni date. Quel testo affidava ai vescovi il discernimento su come muoversi nelle situazioni locali, tenendo conto dei contesti e delle circostanze. Il vescovo An si è mosso entro i criteri e le possibilità contemplate nella Lettera papale del 2007. E la Santa Sede, attenendosi nei fatti a quella collegialità apostolica che è anche assunzione di condivise responsabilità, gli rinnova la propria fiducia, lo conferma nella sua autorità episcopale e invita tutti a seguirlo, anche quelli che a tutt’oggi non condividono le scelte compiute dal vescovo.
La stessa delicata e cordiale fiducia viene riservata anche a loro: i critici che finora hanno manifestato con più energia il proprio dissenso nei confronti del vescovo An, fino quasi a rifiutarlo come pastore della diocesi. Nella lettera di febbraio non c’è per loro traccia di rimprovero, non c’è alcun diktat. Il Papa fa soltanto sapere che lui stesso fa conto sul loro sensus Ecclesiae: anche quelli che in passato hanno sofferto più persecuzioni a causa della propria fede, e magari ora fanno più fatica ad accogliere le scelte del vescovo, saranno aiutati dalla loro stessa fede ad accettare col tempo la nuova situazione.
Così, per accenni, le indicazioni riproposte nella lettera spedita a Baoding dalla Sede apostolica lasciano trasparire anche da dove può venire un possibile nuovo inizio per la tormentata diocesi dell’Hebei. Non si tratta di tentare fallaci bilanci dei torti e delle ragioni, per stabilire chi ha vinto e chi ha perso, come succede nelle dispute del mondo: anche perché non ci sono mai vincitori ma solo sconfitti nelle derive settarie che magari in nome dell’intransigente attaccamento alle proprie convinzioni finiscono per lacerare la comunione e complicare l’accesso dei fedeli ai mezzi della vita di grazia. Invece è proprio la natura sacramentale della Chiesa che può trasparire nei rapporti tra i suoi membri, compresi i rapporti tra il vescovo e i suoi sacerdoti. E può favorire nel tempo, con pazienza, senza inutili pressioni esterne, quel miracolo della riconciliazione che può passare solo attraverso i cuori e le coscienze dei singoli, abbracciando tutti e perdonando tutto. Così che sia più facile per tutti i cristiani di Baoding «vivere una vita calma e tranquilla, con tutta pietà e dignità», come scrisse san Paolo nella sua prima Lettera all’amico Timoteo.
《30天杂志》刊登的圣座国务卿给安树新主教信函(意大利文版)
Lettera al vescovo
Francesco An Shuxin
del cardinale Tarcisio Bertone
segretario di Stato
A sua eccellenza reverendissima Francesco An Shuxin
vescovo coadiutore di Baoding
Baoding Repubblica Popolare Cinese
N. 696/10/RS
Dal Vaticano, 10 febbraio 2010
Caro fratello vescovo,
sua santità Benedetto XVI è stato lieto di leggere la lettera che lei gli aveva scritto il 12 novembre 2009, nella quale Lei ha espresso i propri sentimenti di fedeltà a Cristo e alla Chiesa e la propria filiale devozione per il Successore di Pietro.
A questo riguardo, sua santità mi ha richiesto di comunicare a sua eccellenza ciò che segue:
1) Il Santo Padre è spiritualmente vicino a lei, al vescovo diocesano Giacomo Su Zhimin e all’intera comunità diocesana. Egli segue la vita della Chiesa in Cina con grande attenzione, mostrando una speciale sollecitudine per quelle comunità diocesane che vivono in situazioni particolarmente difficili.
2) Il Sommo Pontefice invia una benedizione speciale al vostro vescovo diocesano Giacomo Su Zhimin, che per molti anni è stato privato della libertà e della possibilità di esercitare il proprio ministero episcopale nei riguardi del popolo affidato alla sua cura pastorale.
3) Riguardo alla vostra concelebrazione eucaristica con il vescovo Giovanni Su Changshan, adesso ognuno è in grado di sapere che questo avvenne perché sua eccellenza era consapevole che il vescovo Su Changshan desiderava ardentemente e aveva richiesto con insistenza la piena comunione con il Santo Padre. Il vescovo Su fu turbato da tale situazione che gli provocò molta sofferenza, e ha atteso la risposta della Santa Sede alle proprie lettere, nelle quali egli ha dato assicurazioni sul fatto che la propria ordinazione episcopale senza mandato papale è avvenuta contro la propria volontà. Questo caso si deve considerare chiuso.
4) La Santa Sede è consapevole che la vostra presenza nell’Associazione patriottica dei cattolici cinesi provoca difficoltà e questioni che sono delicate e complesse. Nella vostra specifica situazione, una simile decisione si sarebbe dovuta evitare. Nondimeno, nelle circostanze presenti sembra preferibile che sua eccellenza non rinunci di propria iniziativa alla possibilità che lei attualmente ha di agire in forma ufficiale per accompagnare e guidare tutti i vostri preti, sia ufficiali che clandestini. La Santa Sede continuerà a seguire la questione e se ci saranno sviluppi significativi essa non mancherà di fornire aiuto a sua eccellenza con orientamenti appropriati.
5) Nel frattempo, la Santa Sede conta sull’obbedienza che tutto il clero di Baoding deve a lei, in assenza del vescovo Su Zhimin. La Santa Sede comprende i sacrifici che questo richiede a tutti gli interessati, ma l’unità del presbiterio intorno al vescovo offrirà una significativa e coerente testimonianza di fedeltà a Cristo e di amore per la Chiesa, favorirà l’armonia e l’unità dei cuori e promuoverà lo zelo missionario di tutti i membri della diocesi di Baoding.
6) Con questi sentimenti, il Sommo Pontefice invoca la divina protezione su sua eccellenza e sui sacerdoti, i religiosi e tutti i fedeli laici della diocesi di Baoding, e impartisce la sua benedizione apostolica.
Mentre ci avviciniamo alla celebrazione del Capodanno cinese, mi consenta di associarmi alla preghiera e agli auguri del Santo Padre che l’imminente tempo di Quaresima possa fornire un’opportunità per un nuovo impegno e un rinnovamento da parte dell’intera comunità diocesana di Baoding in fedele servizio a Cristo e alla Chiesa.
Chiedendovi di portare quanto sopra all’attenzione della diocesi di Baoding nel modo che voi considerate più opportuno, io affido il vescovo Su Zhimin, come anche sua eccellenza e tutti i sacerdoti, religiosi e fedeli laici all’intercessione della Beata Vergine Maria, venerata a Donglu con il titolo di nostra Signora della Cina. Assicurandovi le mie preghiere e i fraterni auguri, rimango vostro in Cristo
cardinale Tarcisio Bertone
segretario di Stato
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